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ArezzoWave e la bici: chi l’ha vista?

Domenica scorsa, a tarda notte,  si è chiuso il sipario su Arezzo Wave.  Chi era abituato alle fantastiche edizioni del passato probabilmente si aspettava di più, anche in termini di novità e impeto trasgressivo, ma i tempi sono quelli che sono, siamo nel mezzo di una crisi politica, economica e istituzionale che sembra non terminare mai, con la maggioranza delle persone che vivono sul presente ed i più giovani nell’horror vacui di un domani povero di prospettive e certezze.

In questa insperata edizione aretina, Mauro e il suo staff hanno praticamente lavorato da soli. Grandi assenti e povere di contributi le istituzioni pubbliche, in primis il Comune che ha quasi sopportato il ritorno di Arezzo Wave. L’organizzazione è partita a marzo, quando nelle altre edizioni partiva come minimo a novembre dell’anno prima, la cosiddetta Conferenza di Servizi, per definire i dettagli operativi con i vari uffici ed organismi pubblici e di volontariato, si è svolta una settimana prima dell’evento.

In ogni caso, facendo pagare anche il biglietto per gli eventi salienti, il successo di pubblico, prevalentemente locale c’è stato, tanta gente si è divertita e molti ne sono usciti arricchiti nell’animo e nelle amicizie. Non c’è dubbio.   Per questo ringrazio di cuore Mauro, anche se si sono verificate marginali smagliature organizzative che, fra l’altro, mi hanno coinvolto personalmente come Presidente della locale associazione aderente alla Federazione Italiana Amici della Bicicletta.

Mi spiego: a Friburgo e in qualsiasi città media della Germania, di dimensioni e caratteristiche urbane similari ad Arezzo, si va, anche in pieno inverno, a teatro o ai concerti solo in bicicletta o tramite il servizio pubblico; nei festival estivi del nord europa è un tripudio di ragazzi e ragazze in bicicletta, anche lo spostamento delle merci avviene con mezzi meccanici ecologici.

Ad Arezzo no! Si preferisce stare chiusi dentro un’auto per depositarla su una porzione di giardino pubblico o su un marciapiede: importante è essere a ridosso dei luoghi del festival e camminare il meno possibile … non parliamo poi dei motorini, il mezzo meccanico più pericoloso che un genitore incosciente può affidare ad un adolescente,

…, decine e decine di motorini abbandonati disordinatamente dovunque, anche davanti a una delle due (dico due) rastrelliere per biciclette che il Comune, dopo diverse sollecitazioni degli amici della bici, aveva depositato vicino al nostro stand che era stato pensato come la testa di ponte di una struttura di accoglienza dei ciclisti urbani in arrivo allo stadio.

L’elenco delle cattive pratiche per muoversi senza inquinare in città potrebbe continuare ancora: non si è svolto il servizio di bus navetta con i parcheggi periferici, di conseguenza il parcheggio Mecenate da 480 posti auto è rimasto semivuoto, il bike sharing praticamente ignorato …

La mia amarezza ha avuto un crescendo la prima sera nel constatare un atteggiamento iperconsumista di tanti giovani normalizzati e conformisti, pochissimi si sono fermati al nostro stand, nessuno che ci avesse detto: guarda vengo da S. Firmina ho preso il motorino ma se il Comune costruisse una pista ciclabile scorrevole e sicura sarei venuto in bici.

Arezzo, durante il festival, come durante il Saracino o la fiera antiquaria, spesso in alcune ore del giorno di qualsiasi ordinaria settimana, soprattutto intorno alla stazione assomiglia più a Giakarta, la città più motorizzata e inquinata del mondo, che a Friburgo, la città che ogni amministratore dovrebbe avere come modello.

E Arezzo Wave 2012 ha perso una occasione per proporre una novità veramente trasgressiva che l’avrebbe caratterizzata oltre le modeste riserve indiane di Arezzo Wave Green all’interno dello stadio comunale, che fanno fare una bella figura episodica ma che non riguardano la vasta area della città nell’aspetto principale: il diritto alla mobilità per tutti, salvaguardando la salute e senza produrre rumori e gas climalteranti.

Mauro e il suo staff, presi da mille grattacapi di vario genere, ne sono relativamente responsabili, non ci hanno pensato,  forse il prossimo anno sarà meglio, magari riprende lo spirito visionario delle origini, si farà pagare il biglietto scontato a chi dimostrerà di essere venuto in bici, ecc. …,     sicuramente è molto responsabile di questo stile urbano il Comune ed è fuorviante invocare la crisi finanziaria, per avere il centro senz’auto e i parcheggi pieni di auto è sufficiente un foglio scritto, denominato ordinanza, come quella che ha impedito l’accesso di innocui ciclisti all’area stadio durante il festival, mentre nel frattempo impazzava il via vai di SUV, auto pubbliche varie, furgoncini e moto.

Giovanni Cardinali
Presidente Circolo AdB FIAB Arezzo

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